Biohacking: grandi soddisfazioni per il progetto tutto italiano HeartSwitch, il dispositivo che controlla la casa con il battito cardiaco.
Il team infatti è stato infatti recentemente invitato al prestigioso summit che si tiene per la seconda in Finlandia. L’incontro sarà utile per discutere sulle possibili interazioni tra l’etica hacker e i sistemi biologici.
Un pacemaker, un impianto cocleare, una protesi oculare sono esempi di casi in cui si è cercato di sopperire, tramite la tecnologia, a una condizione di disabilità.
Grazie al progetto Italiano, un algoritmo software che permette il telecontrollo dei dispositivi elettrici presenti nella nostra abitazione, è possibile rilevare costantemente le variazioni della frequenza cardiaca.
È il battito cardiaco che controlla la casa.
A idearlo, due ragazzi di Napoli: Clemente Cipresso ed Arturo Verde, 34 e 35 anni:
«Per una fascia di popolazione (disabili, persone allettate ecc) può essere faticoso compiere agevolmente le più comuni attività quotidiane. Il nostro obiettivo è quello aiutare queste persone a soddisfare i loro bisogni tramite l’innovativo principio del Biohacking ovvero la possibilità di interagire e intervenire su aspetti biologici del nostro corpo per migliorarne le prestazioni e lo stato di salute»
Tra i metodi più utilizzati dal Biohacking troviamo l’utilizzo di dispositivi informatici e cibernetici per tenere traccia di prestazioni fisiche, l’impianto di piccoli dispositivi informatici (detti bio-chip) sotto pelle, l’interazione con automobili e dispositivi hi-tech, fino ad arrivare a chip in grado di monitorare lo stato di salute o la qualità dell’aria che ci circonda.
Nel caso di HeartSwitch, in un futuro non troppo remoto, sarà possibile controllare l’illuminazione, il riscaldamento e altri elettrodomestici in maniera completamente autonoma a partire dal battito cardiaco.
In seguito alla realizzazione di un primo prototipo funzionale, impreziosito da un attento sguardo al design Made in Italy e la richiesta di brevetto, i ragazzi si sono aggiudicati il “Premio Scintille 2017 Biodesign Award” indetto dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Ingeneri.
Il team sarà quindi ospite al Biohacker Summit 2017 che si terrà ad Helsinki il prossimo ottobre per esporre la propria idea innovativa, nonché una dimostrazione pratica del prototipo. È indubbio che nel futuro prossimo, i tentativi di biohacking o, più generalmente, di interconnettere il corpo con il mondo esterno tramite e con la tecnologia, saranno sempre più diffusi.
La domanda con cui ci troveremo spesso ad avere a che fare è, quindi, quanto siamo d’accordo nell’utilizzare la tecnologia, di cui il biohacking è la filosofia cardine, per migliorare il nostro corpo e, in alcuni casi, per sopperire a delle problematiche.
In Italia non sono mancati casi interessanti, ma fino ad oggi è mancata la nascita di un vero e proprio movimento. «Un po’ per le risorse scarse, un po’ per i molti freni burocratici», ha infine concluso Clemente Cipresso.